Le Ninfee di Monet: dalla storia all’analisi del dipinto

Le Ninfee: un dono di Monet alla Francia come simbolo di pace

Le ninfee di Monet sono un ciclo di dipinti conservato oggi nel Museo dell’Orangerie di Parigi all’interno dei famosi Jardin des Tuilleries; realizzerà oltre 250 dipinti Monet, ritraendo questi fiori acquatici, dal 1890 fino alla sua morte nel 1926. Oggi, i quadri di Monet sono conservati nei musei di tutto il mondo ma il “Ciclo delle ninfee” appartiene allo stato Francese; Monet donó le sue Ninfee come simbolo di pace al presidente Georges Clemenceau nel 1918, in occasione della fine della prima Guerra Mondiale.    

Museo Orangerie Parigi – Le ninfee di Monet

La casa di Monet a Giverny 

Il soggetto delle ninfee per Monet diventerà una vera e propria ossessione; arrivato nel 1890 nella fiorita cittadina di Giverny in Normandia, il pittore deciderà di acquistare un’insolita residenza di color rosa, con i binari del treno che attraversavano i terreni della proprietà. Nel giardino di Giverny, Claude Monet, amante della natura floreale, deciderà di realizzare un vivacissimo “clos normande”, un chiostro caratterizzato da un ampio viale centrale, profumato da varietà di rose, fiori di nasturzio, tulipani.

Casa Museo di Monet a Giverny

Al di là dei binari ferroviari, percorribili tutt’oggi grazie ad un sottopasso, si accedeva ad un altro terreno lasciato incolto; in questo luogo sarebbe nato lo stagno delle ninfee di Monet, un laghetto artificiale alimentato da un ruscello che costeggia le proprietà. 

Stagno delle Ninfee di Monet

All’interno della dimora, Monet allestì il suo primo vero atelier, il quale venne realizzato nella stanza più luminosa.

Lo scopo era quello di catturare, sulla tela, ogni variazione della luce durante i diversi momenti della giornata. Impression, soleil levant é uno degli esempi migliori per descrivere questa particolare tecnica pittorica, affinata da Monet durante l’arco di una vita.

Tornando all’incantevole casetta colorata, divisa su due livelli, troveremo una suggestiva sala da pranzo gialla, una cucina decorata con maioliche blu cobalto, un paio di camere da letto piccole e modeste.

Ben presto, il complesso iniziale dell’abitazione venne ampliato nelle parti più esterne; intento a ricercare nella luce ogni possibile sfumatura di colore, Monet fece realizzare un secondo e poi un terzo atelier. Quest’ultimo venne arricchito da un complesso sistema di verande che garantivano il passaggio della luce solare anche nei giorni più bui. Sarà proprio in questo atelier, di circa 300 mq, che l’artista porterà a termine il ciclo delle Ninfee.  

Monet e le Ninfee: autentico stile Impressionista?

Monet decide di realizzare il ciclo delle Ninfee scegliendo di dipingere su tele di grandi dimensioni. Almeno idealmente, con quest’opera da “grande formato”, Monet si allontana dai concetti espressi dal movimento Impressionista.

Sappiamo che l’Impressionismo nacque con l’idea di dipingere, e fissare in un’immagine, l’impressione di un preciso momento. Istanti mutevoli come il riflesso di luce su uno specchio d’acqua, una particolare condizione del cielo, il movimento del mare in tempesta, costituiscono dei soggetti instabili, sfuggenti: “istanti fugaci” che richiedono una rapida esecuzione e l’utilizzo di tele di piccole dimensioni.

Proprio per questo, affinando una particolare tecnica compositiva, Monet porta ad evoluzione l’insieme di regole che inizialmente avevano caratterizzato il movimento impressionista.

Nei suoi atelier, ispirato dalle innovazioni della nascente fotografia, Monet riusciva a frammentare le sue impressioni, per poi ricomporle in una sequenza di attimi coerenti, in una visione univoca.

Ciclo delle Ninfee di Monet – Museo dell’Orangerie a Parigi

La seconda particolarità dell’opera delle ninfee di Monet é legata alla stagionalità delle Ninfee, le quali fioriscono solo nel periodo estivo. Monet, tuttavia, non rinuncia alle sue Ninfee neanche in inverno e decide di lavorare in due stagioni distinte:

  • Nel periodo estivo, Monet dipingeva “en plein air” cercando di catturare scorci, dettagli e particolari, posizionando il suo cavalletto di fronte alle rive del giardino delle ninfee. Inoltre, grazie all’utilizzo di un battello-atelier, Monet si garantiva una dinamicità dello sguardo, fluttuando nella morbida dimensione dello stagno acquatico e pieno di sfumature colorate.
  • Nel periodo autunnale e invernale, grazie al supporto di cavalletti “mobili”, il pittore terminava le tele all’interno del suo grande atelier riuscendo ad avere una visione d’insieme dell’opera.
Claude Monet nel suo Atelier a Giverny

Il dipinto non veniva mai iniziato e terminato sul posto.

Qual’é la differenza rispetto alle iniziali regole dell’Impressionismo?

Dipingendo “en plein air”, i pittori rappresentano quello che vedono e vivono in quel preciso istante; l’azione é unica, un flusso di emozioni e stati d’animo che convergono in una pittura rapida, fatta appunto di momenti, impressioni.

Al contrario, dividendo il lavoro in due momenti, questo “flusso” viene interrotto: tra il momento vissuto e la fase di esecuzione su tela, si frappone una rappresentazione mentale di quello che si é visto. Ciò che si dipingerà, allora, sarà il ricordo di quell’immagine, il ricordo sbiadito di quei colori, ma soprattutto il ricordo delle emozioni che il paesaggio suscita nel pittore.

Concludiamo l’analisi con una considerazione prettamente tecnica: é possibile notare come Monet, durante il progetto e la realizzazione delle Ninfee, abbia ridotto sempre di più i dettagli delle figure, avvicinandosi alle forme dell’Astrattismo.

Nei primi dipinti del ciclo delle Ninfee, realizzato dunque in più passaggi, in un lasso di tempo che durerà per circa trent’anni d’anni, troviamo due tipi di pennellate. Un tratto più disteso, utilizzato per realizzare lo specchio d’acqua attraverso le tonalità che vanno dall’azzurro al blu scuro; una pennellata nervosa, rapida, irruenta, per realizzare i fiori delle ninfee.

Ciclo delle Ninfee di Monet – Museo dell’Orangerie a Parigi

La causa di questo cambiamento é sicuramente da attribuire alla triste malattia della cataratta. Quasi per un brutto scherzo del destino, nonostante la personalità di Monet viene ricordata come gentile, generosa, languida e amorevole, nell’ultimo periodo di vita Monet soffrì molto, arrivando a subire una quasi totale cecità.

Sui Passi di Monet 

Attualmente, per ripercorrere i momenti salienti della vita di Claude Monet, offriamo un bouquet di visite guidate. Una tavolozza di proposte turistiche in cui poter scegliere tra una visita della residenza di Giverny in Normandia (circa 80 Km da Parigi), consigliata soprattutto nel periodo primaverile ed estivo; oppure un’escursione fino alle coste di falesia di Etretat, più volte ritratte dal pittore; ed ancora, per il periodo invernale, le visite guidate del museo d’Orsay, vero e proprio tempio dei pittori impressionisti insieme al museo dell’Orangerie.

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